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le associazioni che aiutano a recuperare il cibo


Lo spreco alimentare è sicuramente uno dei fenomeni più paradossali della società in cui viviamo, e non sembra  indietreggiare. L'enorme quantità di alimenti e bevande che buttiamo via (secondo i dati del Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability) ne è il segno più inaccettabile. D'altro canto non c'è dubbio che la consapevolezza del problema e un cambiamento dei consumi alimentari meno esagerato stiano lievemente, ma costantemente aumentando. Almeno osservando la crescita in Italia delle associazioni impegnate a sottrarre cibo allo spreco per donarlo ad enti che si occupano di mense sociali, case famiglia, hub di quartiere. Da nord a sud sono decine di migliaia i pasti di cibo fresco non consumati e recuperati in un'ottica di lotta allo spreco, non di carità. Per tutte le associazioni infatti l'obiettivo è mettere in funzione un circolo virtuoso ed eco sostenibile: il potenziale alimento-rifiuto diventa risorsa che non solo sfama, ma aiuta il reintegro sociale. Senza contare che ciò che finirebbe nei rifiuti ha costi non soltanto etici, ma anche economici. E qui c'è un altro paradosso: il cibo buttato via aumenta il volume dei rifiuti e anche le imposte. Diverse sono le associazioni che hanno deciso di impegnarsi sul recupero del cibo fresco connettendo i "luoghi del potenziale spreco" (matrimoni, feste di laurea, eventi pubblici e privati) con i "luoghi del bisogno" nel più breve tempo possibile.

I Foodbusters: dai matrimoni alle mense sociali

"A ogni evento che ci capitava di partecipare, un'inaugurazione, un party, una presentazione, ci chiedevamo: ma tutto il cibo che avanza (e spesso era tanto) che fine fa?". Così sono nati i Foodbusters, gli Acchiappacibo, la prima associazione di recupero cibo nelle Marche. "Chiamare i Foodbusters significa entrare in una comunità di persone che, compiendo un gesto di generosità equa e solidale, pensano sia rivoluzionario impegnarsi in prima persona per una giusta causa: sottrarre cibo allo spreco". Il loro obiettivo è recuperare il cibo rimasto integro e non consumato durante gli eventi dove spiegano "un terzo di solito non viene consumato e finisce nella spazzatura. E invece dal buffet, quel cibo può essere servito direttamente alle mense sociali". I volontari di Foodbusters hanno una loro filosofia: "Il cibo è anche cultura e relazioni sociali, legame con i territori. Combattere le eccedenze significa portare un beneficio per tutta la comunità. Per questo è necessario creare comunità tra pari, contrastando la povertà alimentare e rispettando la dignità di ognuno". Per accedere al servizio basta mettersi in contatto con loro durante i preparativi di un evento e i volontari arriveranno. Sono già stati coinvolti in oltre 2mila matrimoni.    

Avanzi Popolo 2.0: le raccolte di quartiere a Bari

"Sprecare cibo è la maniera più sciocca di inquinare". Marco Costantino, Marco Ranieri, Antonio Scotti e Antonio Spera, sono i fondatori di Avanzi Popolo 2.0, che a Bari si occupa di recupero di cibo. La loro missione è diffondere la filosofia del food sharing. Promuovere, cioè, la condivisione del cibo fra pari, prima ancora che il recupero per solidarietà. "Perché acquistare un vasetto di yogurt, se invece possiamo recuperare quello del vicino, che sta per buttarlo, perché sta andando in vacanza o perché ha sbagliato a comprare gusto? Accettando quel cibo in dono sto facendo del bene all'ambiente", spiega Marco Costantino. Farina 080, l'associazione di Promozione sociale ha ideato e sostenuto Avanzi Popolo 2.0. E come collegare  i "luoghi dello spreco" con i "luoghi del bisogno"? Facendo rete. Imprese di produzione e di trasformazione, negozi, ristoranti, sale ricevimenti donano il cibo integro avanzato o invenduto. Poi, attraverso una fitta mappa di associazioni presenti sul territorio, fatta di circa 200 enti donatori e un'ottantina di organizzazioni che si occupano della redistribuzione, nulla va sprecato. A tutto questo si aggiungono i matrimoni grazie ad un passaparola. Avanzi Popolo 2.0 si occupa anche delle "raccolte di quartiere": tre volte a settimana, in tre quartieri di Bari, volontari in pattini a rotelle o in bicicletta in orario di chiusura fanno il giro dei negozi che aderiscono all'iniziativa, recuperano tutto il cibo che l'indomani non potrebbe essere destinato al commercio e lo consegnano agli sportelli Caritas dei quartieri. 

Equoevento: catering senza sprechi

Accade che quattro giovani amici dopo aver partecipato ad un evento, si rendano conto che gli addetti al catering si disfino del cibo avanzato buttandolo via. Da questo episodio parte una riflessione sullo spreco alimentare e nasce Equoevento, l'associazione senza scopo di lucro che si propone di recuperare il cibo che altrimenti verrebbe buttato al termine di eventi come appunto matrimoni, inaugurazioni, meeting. Cibo che poi viene consegnato ad altre Onlus che si occupano di redistribuirlo. Dalla sua nascita all'inizio del 2014 ad oggi, Equoevento è cresciuto tantissimo. A Roma i volontari collaborano stabilmente con le mense sociali e con quella gestita dalla comunità Sant'Egidio. Ha aperto altre sedi a Milano, Torino e Lecce, e perfino due sedi internazionali a Parigi e Madrid. La procedura è semplice. Equoevento si reca nel luogo dell'evento all'orario concordato con il catering, i volontari provvedono al confezionamento delle eccedenze alimentari e al loro trasporto immediato a favore di una mensa, una casa famiglia o altra organizzazione di beneficenza. Hanno partecipato a centinaia di eventi recuperando 300mila pasti. Secondo la loro stima: un evento con circa 200 partecipanti produce abbastanza cibo in eccesso da nutrire almeno altre 50 persone. Lo stesso cibo in eccesso, se diventa rifiuto produce 60 chilogrammi di spazzatura e 1,14 tonnellate di CO2.


Recup: i volontari nei mercati rionali

Rebecca Zaccarini, classe 1991 partita da Milano e arrivata in Francia per un Erasmus di nove mesi viene coinvolta con altri compagni di università in alcune iniziative per recuperare cibo e beni di prima necessità. Nel mercato di Lille tutto questo sembra una consuetudine a cui i suoi amici partecipavano anche prima del suo arrivo. Ed è proprio al mercato di Lille che nasce l'idea di fondare Recup, l'associazione italiana per combattere lo spreco alimentare e l'esclusione sociale che raccoglie e ridistribuendo gratis gli alimenti invenduti nei mercati di Milano e Roma. Proprio per il progetto Recup, la fondatrice Rebecca Zaccarini ha vinto il primo premio di Terre de Femmes, concorso promosso dalla Fondazione Yves Rocher per celebrare le donne impegnate in progetti sociali e ambientali.

L'avventura italiana è iniziata con un semplice banchetto in un mercato a Milano e la formazione di un collettivo poi l'apertura di una pagina Facebook e la costituzione dell'associazione vera e propria. Nel giro di pochi anni Recup conta circa 300 soci volontari ed è una presenza fissa in una decina di mercati a Milano, in tre a Roma e in uno a Busto Arsizio, in provincia di Varese. In ciascuno di questi luoghi i volontari allestiscono il banchetto di Recup, raccolgono dai commercianti la frutta e la verdura destinata all'immondizia, selezionano il cibo ancora buono e lo consegnano a chiunque lo desideri. Nei mercati cittadini riescono a ridistribuire al banco dell'associazione tra i 100 e i 300 chili di cibo alla volta, mentre all'Ortomercato arrivano a recuperarne dai grossisti anche 4 o 5 tonnellate, che poi consegnano ad alcune associazioni. "Il fine non è fare la carità, ma creare collaborazione tra le persone e contrastare lo spreco di alimenti", spiega Rebecca. 

Hub di Quartiere: la ricetta antispreco di Milano

Si tratta di un progetto nato e sostenuto da un'amministrazione pubblica. Il Comune di Milano che con Assolombarda e Politecnico di Milano hanno condiviso il protocollo di intesa Zero Sprechi. Ma come creare una rete di ridistribuzione del cibo fresco in una metropoli? Così è nata l'idea di sperimentare un modello nuovo, creando un Hub per ogni quartiere, punti di riferimento delle onlus che si occupano di sprechi alimentari.  Il Politecnico di Milano ha elaborato uno studio di fattibilità della rete e ha monitorato l'operatività dell'Hub e gli impatti generati dal progetto, costruendo un modello replicabile in ogni quartiere della città. Assolombarda ha coinvolto alcune aziende del territorio e ha promosso e condiviso con gli altri partner il bollino ZeroSprechi ideato dal Gruppo Armando Testa, mentre Banco Alimentare della Lombardia, vincitore del bando di assegnazione del Hub, ne ha garantito la gestione operativa e quotidiana del modello elaborato dal Politecnico, recuperando le eccedenze alimentari e distribuendole alle strutture caritative partner del territorio. Il cibo viene recuperato direttamente dai punti vendita aderenti alla rete e portato dai volontari neglii Hub di raccolta e smistamento. Così ogni giorno.


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