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Le fattorie verticali cambieranno il modo in cui mangiamo


Il 23 giugno 2022, nella grandissima sala conferenze che domina il primo piano del Marriott Hotel di Brooklyn, New York City si è parlato, tra stand e conferenze internazionali, di vertical farming, le fattorie verticali.

Il co-fondatore e cso Nate Storey, presente all’AgTech di New York, spiega a Wired perché c’è un interesse crescente verso questo business:

Nei prossimi 10 o 20 anni il costo del cibo sarà più alto, avremo meno acqua dolce e le persone vivranno soprattutto in città, lontane dai luoghi canonici di produzione agricola: questo è il mondo in cui vivremo. E subiremo impatti pesanti causati dai cambiamenti climatici per cui alcuni spazi diverranno inadatti a proseguire la produzione agricola odierna. Come sposteremo le coltivazioni, le infrastrutture o gli alberi? La risposta è che non potremo farlo: o almeno non a basso costo, non in modo semplice o rapido

Storey spiega che ciò che impatta maggiormente sul Pianeta è l’agricoltura umana: il 70% della superficie terrestre è stata cambiata per scopi agricoli. “Questo è il grande quadro da cui nasce la grande domanda: come faremo a continuare ad alimentarci? Ventimila anni fa iniziammo smuovendo il terreno con un bastone fino ad arrivare agli ultimi cento anni quando abbiamo adottato l’agricoltura di precisione. Ma siamo ancora soggetti alle stagioni, alla variabilità del meteo: mezzo secolo fa iniziammo con le serre - un balzo in avanti - che ha consentito coltivazioni più efficienti, ma ancora molto energivore, orizzontali e soggette a fattori esterni. Ora possiamo proteggere le coltivazioni dagli agenti esterni”. Oggi, attraverso il vertical farming, il meteo, i cambiamenti climatici, la qualità del suolo non sono più fattori determinanti nella produzione agricola. “Parliamo di un uso quasi azzerrato dell’acqua (95% in meno) e del suolo (98% in meno) - continua l'ad di Ono - Per dare un’idea, si possono ricavare in un anno 72mila piante su metro quadro contro le 3 che si producono con l’agricoltura tradizionale orizzontale. Ciò che ancora pesa in termini di costo sono soprattutto il personale e l’energia”.


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