Quanto sei attento alla sostenibilità ambientale quando mangi, fai acquisti e ti sposti? E' una domanda che sempre più spesso facciamo prima di tutto a noi stessi, soprattutto quando dobbiamo fare le scelte nella vita di tutti i giorni. Ma è anche la domanda che si sono sentiti fare i quasi mille partecipanti alla nostra inchiesta, svolta tra gli iscritti ad ACmakers, la community di consumatori di Altroconusmo che ci aiuta a svolgere test e indagini statistiche per le nostre pubblicazioni.
Quanto sono sostenibili i comportamenti degli italiani? Il dato abbastanza sorprendente è che quasi due italiani su tre si dichiarano "sostenibili" (per l'esattezza il 63%). Abbiamo allora voluto approfondire, indagando sia quali sono le ragioni di chi si dichiara non attento alla sostenibilità e sia quali sono i comportamenti ritenuti "sostenibili" più spesso adottati dall'uno e dall'altro gruppo di persone. Abbiamo anche chiesto in quali aspetti della vita quotidiana tra la mobilità, il cibo, l'abbigliamento, l'energia domestica, l'acquisto di prodotti e l'arredamento ci fossero più possibilità di fare scelte davvero sostenibili. Vediamo come è andata.
Il cibo e l'alimentazione sono i settori per il quale la maggior parte di chi ha risposto alle domande (78%) considera che ci siano abbastanza possibilità per fare scelte sostenibili. Seguono l'acquisto dei prodotti (64%), la mobilità (54%) e il settore dell'energia domestica (51%). Meno possibilità di fare scelte sostenibili invece ci sono nel settore dell'abbigliamento (45%) e, fanalino di coda, dell'arredamento, il settore in cui meno persone (35%) pensano di poter fare scelte attente all'ambiente. Da notate infine che sul cibo gli intervistati si sono dichiarati più propensi a spendere di più in cambio di sostenibilità: ben il 77%, contro il 50% ad esempio dell’arredamento.
Ma quali sono i comportamenti sostenibili adottati sistematicamente dalla maggior parte delle persone? In cima a tutto c'è ancora il cibo: evitarne lo spreco è una cosa che ben il 39% dichiara di fare sempre, mentre solo il 18% dice di comprare sempre alimenti di stagione e prodotti a KM zero. Il 31% adotta poi misure per risparmiare energia in casa, e il 18% dice di usare l’auto sempre e solo per lo stretto necessario. Infine, il 17% dice di evitare o ridurre il consumo eccessivo, ovvero sceglie di comprare il meno possibile, o lo fa in modo adeguato alle necessità reali.
Tra i comportamenti sostenibili meno diffusi, invece, c'è quello di acquistare abbigliamento di seconda mano e di scambiare vestiti con altre persone: lo fa sistematicamente solo rispettivamente il 2% e il 3% di chi ha risposto. Bassa (3%) anche la percentuale di chi acquista prodotti con certificazioni ambientali e di chi verifica che i prodotti abbiano una filiera etica e controllata. Infine il 5% dice di prestare attenzione ad acquistare prodotti e servizi da aziende attente all’ambiente e al sociale o di investire in aziende sostenibili.
Un altro dato piuttosto sorprendente che emerge dall'inchiesta è la percezione (come vedremo nei fatti spesso errata) che i prodotti e i comportamenti sostenibili siano più cari. Tra chi si dichiara "non sostenibile", infatti, due su tre citano come scusante i costi più alti dei prodotti sostenibili. Una percezione diffusa anche tra chi si dichiara "sostenibile": più della metà, infatti, ritiene comunque che il seguire comportamenti sostenibili in genere aumenti i costi e pesi sul portafoglio.
Quello dei maggiori costi di uno stile di vita più sostenibile è in realtà una percezione errata. Comportamenti come un uso corretto degli elettrodomestici, abbassare la temperatura in casa, ma anche il cambiare senza troppo sforzo alcune cattive abitudini che portano a sprechi (ad esempio fare docce troppo lunghe) fanno consumare meno energia inutilmente e quindi alla fine possono risultare economicamente più convenienti.
Ma anche molte scelte d'acquisto, che puntano a consumare meno e soprattutto a ridurre il consumo di materiale inquinante, possono in realtà contribuire anche a risparmiare dal punto di vista economico. Un esempio su tutti: bevendo acqua di rubinetto invece che acqua minerale in bottiglia non avremo solo un risparmio ambientale, ma anche economico.
Come abbiamo visto, solo il 18% dice di acquistare alimenti di stagione o prodotti a Km 0. In realtà consumare frutta e verdura quando è il loro momento è un comportamento che, non solo permette di godere a pieno delle loro caratteristiche nutrizionali, ma ci consente di spendere anche meno per acquistarli.
Secondo l'Indice dei prezzi al consumo dell'Istat, ad esempio, i pomodori acquistati fuori stagione (a gennaio) costano circa il 10-12% in più che in piena stagione (luglio). Anche i cavoli, prodotto tipicamente invernale, si pagano circa il 5-10% in più se acquistati in estate (luglio) rispetto a un acquisto fatto a gennaio.
Per la frutta ci sono prodotti come le mele che si conservano a lungo e non mettono in evidenza grandi differenze di prezzo tra stagione di raccolta e altri periodi dell’anno. Anche in questo caso, però, il prodotto di nuovo raccolto (primizie) arriva sul mercato con prezzi mediamente più alti, circa il 4% in più. Per prodotti come le pesche acquistare primizie è ancora più costoso: se cerchiamo questo prodotto a inizio stagione (giugno) ci sosta circa il 20% in più che acquistarlo in piena stagione (agosto).
Infine, sempre per rimanere nell'ambito delle spese alimentari, anche la sostituzione di una porzione di carne rossa con una di legumi può rappresentare una fonte di risparmio a parità di apporto nutrizionale.
Secondo i prezzi che abbiamo rilevato nella nostra annuale indagine sui supermercati, una porzione da 100g di carne può costare intorno a 1,20 euro; se al suo posto ne consumiamo una di ceci, fagioli o lenticchie si risparmia circa il 40% quando sono in scatola (porzione da 150g, prodotto sgocciolato), ma il risparmio può arrivare a quasi l’80% se cuciniamo quelli secchi (porzione da 50g).
Qui l'articolo completo https://www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/vivere-sostenibile/news/quanto-sei-sostenibile
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