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Quanto costerebbe il cibo che mangiamo se tenessimo conto dell’impatto sul Pianeta?


Una ricerca pubblicata di recente su Nature condotta da scienziati tedeschi si interroga sul costo “reale” dei prodotti alimentari. Per prezzo reale non si intende i soldi necessari per acquistare un chilo di carne come da prezzo in cartellino. La teoria economica cui fa riferimento lo studio si concentra sul concetto di esternalità negative, cioè tutti quei costi non espliciti che pesano sulla collettività (e dunque anche sui singoli consumatori) per responsabilità delle aziende che producono determinati beni e servizi. Ed è proprio nell’ambito dell’impatto ambientale che scontiamo tutti il prezzo più alto.

Poiché la produzione di un chilo di carne comporta, nel sistema degli allevamenti intensivi che riforniscono la grande distribuzione, conseguenze allarmanti per il clima e la biodiversità – pesando sui cittadini in termini di inquinamento, spese sanitarie, alterazioni dell’ecosistema – allora una bistecca arriverà a costare il 146% in più di quanto dichiarato dallo scontrino. E se questo sovrapprezzo fosse esplicitato – prosegue la ricerca – caricando il costo ambientale sul conto finale, allora, forse, inizieremmo a ripensare le nostre abitudini alimentari, scegliendo prodotti più sostenibili e prediligendo diete a base vegetale, che – nel sistema di calcolo proposto dagli studiosi tedeschi – comporterebbero un aumento di prezzo pari solo al 6%.


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